Non ci è mai piaciuta l’espressione “uno scappato di casa”. Nella sua accezione negativa è ampiamente abusata. Complice l’utilizzo frequente nei media che ne hanno determinato l’uso comune nel gergo quotidiano. Sembra che le sue origini risalgano all’area genovese intorno al 1996. Appena due anni prima che Redi Hasa decidesse di scappare in Italia all’età di 21 anni. Oggi Hasa è uno dei migliori violoncellisti al mondo ed è stato sicuramente “uno scappato di casa”. Uno che ha lasciato non solo la sua casa di Tirana, il suo giardino e l’albero di ciliegio che quasi venerava, ma è scappato dalla sua città, dal suo Paese. Fuggito dalla spaventosa crisi sociale ed economica che si abbattè sull’Albania, un paese alla ricerca di un nuovo orizzonte politico.
Un particolare di un ritratto di Redi Hasa scattato da Ray Tarantino
Cosa succedeva in quegli anni?
È stato un momento drammatico per il mio Paese. Il più difficile dopo la caduta del regime nel 1990. Soprattutto la speculazione economica ha segnato la lacerazione sociale e l’impoverimento della popolazione. Molta gente, ingolosita da promesse di grossi profitti finanziari, vendeva casa e accettava proposte di investimenti che arrivavano da gente spregiudicata che, una volta incassato il danaro, spariva. Tutto questo ha poi creato le condizioni per continui tumulti e l’uso delle armi. Una guerra civile che è durata dal 1997 al 1999. Con tanto di coprifuoco che iniziava dalle sei del pomeriggio…
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