La poesia di Chandra Candiani è questo incontro tra noi e l’altro, con l’altro da noi e con l’altro che è in noi. Leggendo la sua poesia siamo qui e ora e però anche altrove, in uno spazio dove siamo totalmente disarmati da quanto è limpida la voce.
Chandra Candiani in un dettaglio da una foto di Melina Mulas
Davanti a un’opera d’arte cerchiamo qualcosa in cui riconoscerci, uno specchio in cui ritrovarci, eppure al contempo ci emozioniamo quando veniamo spiazzati e messi di fronte all’altro da noi. La poesia di Chandra Candiani è questo incontro tra noi e l’altro, con l’altro da noi e con l’altro che è in noi. Leggendo la sua poesia siamo qui e ora e però anche altrove, in uno spazio dove siamo totalmente disarmati da quanto è limpida la voce. Siamo in un posto bellissimo che fa male e bene insieme e poi di nuovo bene e male insieme e anche se il male a volte fa venir voglia di scappare, non puoi far a meno di tornarci perché è un incontro autentico con la parola e con la vita.
Chandra Candiani ha scoperto presto la poesia, nella voce di suo fratello che per i corridoi di casa recitava il 10 agosto ed è lì che si è innamorata di quella lingua che anche lei voleva imparare a dire. Ha scritto e pubblicato diverse raccolte poetiche oltre ad essere traduttrice e ad aver tenuto per anni classi di meditazione. A Milano Chandra Candiani ha inoltre lavorato a lungo con i bambini nelle scuole di periferia dove teneva laboratori di poesia in cui la parola era luogo di scoperta, di gioco, d’incontro. Nella sua poesia ritorna spesso l’infanzia e quell’io bambino che tutti teniamo chiuso dentro e che più chiudiamo più non fa che tornare. Ci sono le voci bambine, le voci dei piccoli, degli “scassati”, come li definisce la poeta in una recente intervista a Laura Pezzino su Jesus, ma il lettore che decide di addentrarsi nella sua poesia scoprirà presto che l’altro è anche il corpo, il mondo degli oggetti, le stanze della casa, l’altro è la natura, gli elementi dell’universo, l’altro è la parola, un tu misterioso e indefinibile, il silenzio.
Leggere la poesia di Chandra Candiani è varcare una soglia. A proposito di porte, lei stessa ci dice nella prefazione a Vista dalla luna: “Tutti abbiamo una porta, non sappiamo cosa c’è dietro. Smettetela di far finta di non averla.”
Oltre alle raccolte da cui sono tratti i testi che seguono, meravigliose sono anche Io con vestito leggero (Campanotto, 2005), La nave di nebbia. Ninnenanne per il mondo (Vivarium, 2005), Ma dove sono le parole (Effigie Edizioni, 2015) Il silenzio è cosa viva (Einaudi, 2018), L’universo e la carità (AnimaMundi Edizioni, 2019), L’angelo teppistello (Dante & Descartes, 2020).
Questo articolo è pubblicato nel n. 2 di Awand, inverno 2021-2022.
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