Awand. Rivista analogica di arti e creatività

Famoso per i ritratti dei poeti, Ignani ne ha fotografati moltissimi a cominciare dal 1979, anno in cui partecipò al primo Festival di Castelporziano. Fu lì che con l’aiuto di Elio Pecora cominciò a conoscerli, dando vita un album che ancora oggi vede aggiungersi autrici e autori, decretandone in qualche modo la consacrazione pubblica. L’elenco del sito ufficiale ne conta più di trecento.

 

Amelia Rosselli Dino Ignani

Amelia Rosselli fotografata da Dino Ignani (dettaglio)

 

Dino Ignani è un ritrattista. Ci tiene a dirlo perché gli piace entrare in contatto, in relazione con le persone che fotografa. Gli piace avere il tempo di metterle a loro agio, anche quelle più riservate e riottose. Gli piace che lo sguardo sia ricambiato (il suo come quello dell’osservatore). È per questo che non ama la street photography, quelle che lui chiama le foto rubate. Dice che gli sembra che entrino nella vita, nell’intimità delle persone senza chiedere il loro permesso.

Famoso per i ritratti dei poeti, Ignani ne ha fotografati moltissimi a cominciare dal 1979, anno in cui partecipò al primo Festival di Castelporziano. Fu lì che con l’aiuto di Elio Pecora cominciò a conoscerli, dando vita un album che ancora oggi vede aggiungersi autrici e autori, decretandone in qualche modo la consacrazione pubblica. L’elenco del sito ufficiale ne conta più di trecento.

Il portfolio delle prossime pagine è una piccola selezione, testimonianza di incontri a volte diventati amicizie, a volte ripetuti negli anni, ed è commovente notare i volti e i corpi cambiare col tempo davanti al suo obiettivo.

Ignani dice di amare il colore, anche se le foto per cui è conosciuto sono soprattutto in bianco e nero. Non solo quelle dei poeti, anche quelle di Dark Portraits: «Le fotografie che compongono questa ricerca le ho eseguite tra il 1982 e il 1985 prevalentemente a Roma, in discoteche o video-bar che in determinate serate proponevano eventi musicali e teatrali dedicati a chi si identificava o si riconosceva nel movimento e nell’area “dark”».

Insieme alle immagini, quella volta sì a colori, realizzate per l’inaugurazione di “Firenze/Londra. Arte moda 1985” — presso la boutique Luisa Via Roma — sono state recentemente in mostra al Museo Marino Marini a Firenze. «Purtroppo, gli elementi che i giovani del “movimento dark” avevano scelto per opporsi all’estetica dominante e per distinguersi dalla massa conformista (trucco eccessivo, uso prevalente di abbigliamento nero, collane e altra bigiotteria in abbondanza, acconciature vistose e esagerate), in seguito sono stati assorbiti, elaborati e svuotati del senso di ribellione e riproposti come innocui simboli “di moda”». Destino a cui molte volte va incontro anche l’arte.

 

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L'articolo integrale è pubblicato nel n. 7 di Awand, primavera 2023.
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Antonio Ant Cornacchia
Antonio Ant Cornacchia
Grafico, art director, giornalista. Ha studiato all'Accademia delle Belle Arti. È il fondatore e direttore di Awand. C'è chi lo chiama Ant, che sta per formica.

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