César Brie
- Letizia Buoso
TEATRO. Abbiamo incontrato uno dei maestri del teatro del Novecento, una vita tra Sud America ed Europa alla ricerca di un’esperienza estetica come rivelazione. «Tutta la mia vita ho lavorato senza dipendere da nessuno. In questo paese è un po’ difficile, perché o hai risorse economiche tue o devi chiedere lo spazio a qualcuno, e i teatri sono spesso occupati o legati a partiti ma io non voglio corteggiare i potenti.» Ci ha ricordato che «Dovremmo uscire dal teatro migliori di come siamo entrati: più aperti, più lucidi, più irrequieti.»
Nicola Samorì
- Alberto Zanchetta
PITTURA. «Io non riesco a non ammalare le immagini mentre le creo e a lasciare intonso qualcosa che vive con me ore e giorni. Mi interessa il ritmo vitale, il fare della pittura e della scultura come qualcosa che replica i riti del mio essere al mondo». «Non credo nell’arte schierata dalla parte del giusto, in una sorta di missione per dirimere il bene dal male. Tutt’altro. L’arte era e resta quella striscia in bilico fra i mondi, quell’apparizione che ci mette di fronte a una parte anche scomoda del sé, non necessariamente quella buona, accogliente, compassionevole».
Cristiano Godano
- Fabio Pozzi
Nel 2009 il frontman dei Marlene Kuntz rispondeva «La parola stessa “indipendente” mi mette molto in difficoltà, non so più cosa voglia dire. Indipendente da cosa? Identifica un genere? E se lo identifica, quando una cosa è indipendente e quando non lo è? Se uno firma un contratto con un’etichetta già non lo è più?».
Paolo Benvegnù
- Antonio Ant Cornacchia e Fabio Pozzi
Da circa trent’anni è una delle penne più ispirate della musica indipendente italiana. Prima con gli Scisma e poi come solista (anche se, come dice, è sempre a capo di un gruppo), ha descritto in parole e musica la complessità dell’animo umano come pochi altri hanno saputo fare.
Annamaria Testa
- Antonio Cornacchia e Marco Livi
Con la saggista e consulente parliamo di comunicazione e creatività «Questa magnifica capacità umana di dar vita a un nuovo che migliora l’esistenza di tutti noi, o che la rende più bella, o che la rende più comoda, o perché l’allunga, o perché la rende più sana, più confortevole, o perché ci intrattiene, o perché la rende più divertente, più gustosa.»
Veronica Raimo
- Giulia Maria Falzea
LETTERATURA. «C’è questa frase che ho cominciato a odiare, detta spessissimo rispetto al mio libro Niente di vero: “È un libro che fa ridere, ma fa anche riflettere”. Come se un libro che fa ridere fosse qualcosa di per sé non del tutto ok, una diminutio». «L’idea di contaminare generi diversi a me sembra estremamente interessante e virtuosa, amo gli scrittori e le scrittrici che lo hanno fatto».
Mario Natangelo
- Silvio Teot
A 22 anni l’esordio sull’Unità con Staino, a 24 comincia l’avventura con Il Fatto, costellata di querele, accuse di sessismo e tanta libertà. «La nostra società non è sufficientemente in grado di leggere e capire un discorso satirico. Non è capace di fare una riflessione più profonda, che abbia un secondo livello di lettura. In Francia invece questa cosa la posseggono da molto tempo. Il brutto quindi è non essere capiti neppure da persone intelligenti e di cultura. Il bello è… la stessa cosa».
Angela D’Arrigo
- Antonio Ant Cornacchia
«Nelle città d’arte il turismo s’è mangiato la cultura, alimentare il primo è diventato prioritario rispetto alla conoscenza della seconda, senza che la ricchezza economica generata dai flussi turistici abbia portato ad una riflessione vera sul patrimonio culturale.» «In ambito culturale scarseggia la capacità di attrarre competenze da altri settori. Non è facile trovare consulenti legali o fiscali preparati sul nostro specifico settore.»
Mario Cresci
- Antonio Ant Cornacchia
ARTI VISIVE. Cos’è una bella immagine? È ciò che trasmette, quello che ti fa pensare. Una foto che non accontenta solo lo sguardo, che ti fa chiedere che cosa vuol dire, perché l’hai fatta. Come il cinema, come qualsiasi forma d’arte: è vedere attraverso il tuo sguardo una realtà che ritieni possa entrare nell’immaginario degli altri.
Nicola Lagioia
- Michele Cornacchia
LETTERATURA. Dopo sette anni come direttore del Salone del Libro, è tornato ad essere scrittore, conduttore radiofonico, autore di podcast e riviste: «Io non sono uno scrittore seriale e non posso fare previsioni su quel che scriverò. Scrivo di urgenza e questo mi permette di creare strutture narrative abbastanza complesse, di grande respiro. Se vivessi solo di scrittura, dovrei stare attentissimo al numero di copie che vendo, e questo mi condizionerebbe rendendomi meno libero.»
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