Milanesi nati negli anni 80, i Ministri sono amici fin dei tempi del Liceo Berchet: Federico Dragogna (parole, cori e chitarra), Davide Autelitano (voce e basso) e Michele Esposito (batteria). Fondata la band al termine degli studi, l’esordio è del 2006 con l’autoprodotto I Soldi Sono Finiti, disco con una moneta vera da un euro incastonata nella copertina. Sono seguiti concerti in tutta Italia ed Europa, 5 album e 2 Ep. A Federico Dragogna abbiamo chiesto di ripercorrere il loro percorso artistico, quale sia il ruolo del rock oggi e cosa significhi per loro e per le nuove generazioni fare musica.
Qual è stato il motivo per cui avete iniziato a suonare? Qual è quello che vi spinge oggi a continuare a farlo?
Nel primo disco c’è un ritornello che ripete “suoniamo per non lavorare mai” che potrebbe essere una buona risposta, tra le tante che potrei darti. È una citazione molto cinica, che rimanda al tentare un sogno, a quel qualcosa che si prova a coltivare quando si hanno 14 – 15 anni, alla volontà di seguire una fantasia con tutti i pericoli che porta con sé, cercare di tenere viva nel tempo la fanciullezza dentro di noi, la vitalità, l’energia: fino ai 30 anni è facile concentrarsi solo sulle proprie passioni, dopo la vita inizia a premere. E questa pressione va a scontrarsi con quello che è per te la musica e che è più forte del resto: il perché si inizia a suonare finisce per mischiarsi col come suonare, diventando la stessa cosa. Il riuscire a far musica è il fare musica.
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L'articolo integrale è pubblicato nel n. 1 di Awand, autunno 2021.
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