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 La poesia di Maria Grazia è una poesia che tocca la storia, l’attraversa, non ha paura di essere politica se come politica si intende una poesia che dice chi siamo e dove siamo adesso.

maria grazia calandrone

 Dettaglio di un ritratto di Maria Grazia Calandrone da una foto di Barbara Ledda

 

Il suo ultimo libro è un romanzo, un’autobiografia in versi in cui Maria Grazia racconta l’infanzia e il rapporto con la madre adottiva. Sebbene non sia una raccolta di componimenti, Splendi come vita ci dice molto della poesia di Calandrone. Prima di tutto è una parola necessaria che arriva con una chiamata e chiede di essere detta: il romanzo è stato scritto in poco più di un mese e la scrittrice racconta di averlo fatto di getto perdendo di vista tutto il resto. Lo scrigno era aperto e le parole sgorgavano come un fiume in piena.

Un altro aspetto della sua poesia che ritroviamo qui è l’universalità che prende spunto da fatti concreti, eventi storici o elementi autobiografici. La poesia di Maria Grazia è una poesia che tocca la storia, l’attraversa, non ha paura di essere politica se come politica si intende una poesia che dice chi siamo e dove siamo adesso

siccome nasce/come poesia d’amore, questa poesia/è politica
(Da Contro l’esilio)

La televisione, la cronaca, gli articoli di giornale entrano nei suoi libri insieme a tutto quello che della realtà fa parte, la natura, la scienza, l’arte, la vita e la morte. Ne Gli scomparsi, così come nel recente Giardino della gioia, troviamo storie di uomini e donne come Rudy Guede, Pietro Maso, Emanuela Orlandi, raccontate talvolta in prima persona, altrove con una terza persona più distaccata che si mischia a stralci di articoli di giornali, testimonianze e registrazioni. Accanto ad un abbraccio compassionevole vi è più spesso uno sguardo nitido e preciso che taglia il dolore per vivisezionarlo, capirlo, o più semplicemente prenderne atto. Il bene sta insieme al male e spesso non siamo in grado di rintracciarne i confini. È proprio la poesia che permette di guardare la ferita e farvi uscire la luce.

Questo essere presente e contemporanea, poetessa del suo tempo e poetessa nel tempo, si manifesta anche nei molteplici interessi della scrittrice che è giornalista, regista, autrice e presentatrice di programmi radio, poetessa nelle carceri e nei laboratori delle scuole. Nei suoi scritti non manca la ricerca e la sperimentazione, l’uso di vocabolari diversi, dal linguaggio giornalistico a quello medico, tecnico, scientifico, con un misto tra prosa e poesia che negli ultimi anni si è fatto sempre più presente. La poesia di Maria Grazia è ricerca di una parola viva che viene donata e si fa strada nel mondo, una parola che al contempo fa riflettere sulla funzione stessa della poesia e ci lascia ancora una volta al centro di un grande mistero.

 

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L'articolo integrale è pubblicato nel n. 3 di Awand, primavera 2022.
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Sara Elena Rossetti
Sara Elena Rossetti

Sara Elena Rossetti insegna lingua e civiltà inglese a Sesto San Giovanni (MI).

Ha lavorato come traduttrice per NextMediaLab, Fondazione Mudima, DesignVillage e Creativi Digitali. Ha collaborato come attrice e drammaturga con la compagnia teatrale Favola di Mattoni e ha girato con R. Cacciola il documentario Sogni? e con A. Sartori la videopoesia Who am I?.

Si è occupata della traduzione di poesie di Christina G. Rossetti (San Marco dei Giustiniani e GalassiaArte) e di Andrea Inglese (Patrician Press). Nel 2014 ha pubblicato una raccolta di poesie (Arcobaleno Rainbow, Patrician Press) e successivamente diversi aforismi con Edizioni Pulcinoelefante. Attualmente continua la ricerca poetica con MilleGru con cui si occupa principalmente di teatropoesia e poetry therapy.

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