«Mi interessano le persone, mi interessa soprattutto l’adolescenza perché è il momento della vita in cui ci formiamo, per quello che siamo e diventeremo ed è il momento in cui succedono tutte le prime volte. Sì, mi interessano le persone, non sai mai cos’è successo a chi hai davanti. A volte vengono fuori storie incredibili ed è molto bello quando riesci a trovare empatia.»
Un dettaglio da una foto di Chiara Fossati
Mi interessano le persone, mi interessa soprattutto l’adolescenza perché è il momento della vita in cui ci formiamo, per quello che siamo e diventeremo ed è il momento in cui succedono tutte le prime volte. Sì, mi interessano le persone, non sai mai cos’è successo a chi hai davanti. A volte vengono fuori storie incredibili ed è molto bello quando riesci a trovare empatia.
È quello che Chiara Fossati ci ha risposto quando le abbiamo chiesto quali fossero i temi su cui preferisce concentrare il suo lavoro di fotografa.
Nelle pagine che seguono abbiamo raccolto alcuni scatti trasversali ai suoi progetti, quasi tutti sono ritratti di ragazze e ragazzi. Trasparenti nella loro fisica sincerità, ricambiano lo sguardo di Fossati con impaccio, con sfrontatezza, mai con indifferenza. Sui loro volti si intuiscono cento domande, viene da chiedersi chi sta fotografando chi.
«Scatto poco». Usa la pellicola perché «l’analogico è il mio strumento» per la resa e per il processo, il che significa che le sue non sono immagini scelte fra cinque, dieci o venti scatti. La selezione non è successiva, avviene lì sul momento.
Il suo progetto più noto si chiama “Villaggio dei fiori” realizzato nella parte occidentale di Milano «In particolare in via dei Gigli, dove le case sembrano essere state costruite per consentire alle persone di condividere la loro vita quotidiana, conoscersi e aiutarsi». Uno sguardo distante molto più dei metri che separano i quartieri Giambellino e Primaticcio dai grattacieli vecchi e nuovi della città che sale e dal suo patinatissimo storytelling.
Studi a parte, Chiara Fossati si è formata come assistente di Alex Majoli nel collettivo Cesura, di cui dal 2020 è componente a tutti gli effetti.
Questo articolo è pubblicato nel n. 2 di Awand, inverno 2021-2022.
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