Nel leggere i suoi versi si è su una barca in mezzo al mare, si può essere colti da una sensazione di bilico, quello spaesamento dell’esistenza che si pone domande di senso. Torna alla mente l’idea di poesia che Borio sottolinea in alcune interviste sui social: la poesia, quando è autentica, è una forma di conoscenza e sviluppa un pensiero emotivo che parla al lato cognitivo ma anche al nostro lato emotivo.
Maria Borio in un ritratto di Dino Ignani (Dettaglio)
Dove vanno le parole di una poesia quando la leggiamo? Restano nella stanza o si propagano come particelle? Si fermano nella mente o attraversano il corpo? Mentre leggo Trasparenza (collana Lyra Giovani, Interlinea, 2018) mi pongo diverse domande e capisco che è un incontro importante.
Lei è Maria Borio, dottore di ricerca in Letteratura italiana, saggista e poeta, cura la sezione Poesia di Nuovi Argomenti e collabora con diverse altre riviste. Ha scritto su Sereni e Montale oltre che riguardo a poeti contemporanei. Come poeta ha pubblicato, oltre a Trasparenza, Vite Unite (XII Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 2015) e L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, 2017). Dal deserto rosso è una plaquette pubblicata nel 2021 con illustrazioni di Linda Carrara (Editore Stampa 2009).
Nel leggere i suoi versi si è su una barca in mezzo al mare, si può essere colti da una sensazione di bilico, quello spaesamento dell’esistenza che si pone domande di senso. Torna alla mente l’idea di poesia che Borio sottolinea in alcune interviste sui social: la poesia, quando è autentica, è una forma di conoscenza e sviluppa un pensiero emotivo che parla al lato cognitivo ma anche al nostro lato emotivo. La sua poesia è ricerca di questa autenticità e creazione di un immaginario senza tempo pur essendo del suo tempo intrisa.
Il tempo, lo spazio, l’identità sono tra i grandi protagonisti della poesia di Borio. In Trasparenza è frequente il riferimento allo schermo, quel confine che segna la distanza tra noi e il mondo, i profili Instagram e la nostra apparenza. In questo tempo azzurro intriso di virtuale sembra di poter cadere ad ogni istante e se non cadiamo è perché troviamo appiglio nella parola e nel tentativo di dire, talora nel corpo, nostro o di un altro, che fa da specchio e riflette anche una parte di noi.
Anche in Deserto rosso siamo in uno spazio imprecisato e gli esseri umani sono punti che abitano la pagina insieme ai biancospini e alle tortore. L’io poetico non riesce a capire la mappa, cerca di tenere a mente quale fosse la parola, si chiede come si dimentica e cosa si ricorda. Poi però c’è l’unione del pensiero per tenersi insieme: “pensarsi è unirsi – mentre la notte e il giorno/hanno un unico colore e impariamo a pensarci-/e un bene come mai, nuovo?” (da Deserto Rosso)
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