Chiara Nicolini, Edoardo Fontana, Sandro Berra e Valeria Brancaforte compongono un ritratto del fondatore delle Edizioni del Buon Tempo, una nicchia di “editoria privata e primitiva”, dove fare arte con la tipografia, invitare altri artisti e condividere con loro le gioie della composizione grafica e del dialogo tra testo e immagine.
Il significato del termine buòn tèmpo è “sollazzo, divertimento” e se lo si vive, ce la spassiamo proprio allegramente, con spensieratezza. Nel fondare le Edizioni del Buon Tempo, Lucio Passerini pensava proprio a questo: regalare a sé, agli amici e ai cultori appassionati della stampa e del libro, un luogo di ricerca ed evasione. Un obiettivo ludico e serio. Lucio intendeva infatti creare una nicchia di “editoria privata e primitiva”, dove fare arte con la tipografia, invitare altri artisti e condividere con loro le gioie della composizione grafica e del dialogo tra testo e immagine. Per rallegrare infine lettori e cultori del libro d’artista. Il gioco intrapreso da Lucio è proprio un gioco: risponde a delle regole per generare divertimento. La sua avventura editoriale, in poco più di quarant’anni, ha composto un catalogo ricco e unico. Un piccolo tesoro, come lo definiva lui.
Nel sito delle Edizioni Lucio Passerini annuncia “Ecco quello che so fare”. È come accogliere il visitatore con le braccia spalancate, nessun trucco di prestidigitazione, venite pure, qui si fa della semplice e schietta pratica tipografica, quella della composizione manuale, dell’inchiostro e della pressione del torchio. Eppure, quell’apparente disinvolta leggerezza nasconde una robusta ricerca grafica, acutezza intellettuale, sperimentato gusto estetico nell’unire i due mondi delle parole e delle immagini. “Ecco quello che so fare” è anche la coda della poesia di Dino Campana Fabbricare fabbricare fabbricare, guarda caso in catalogo. Il verso subito prima recita: Fare e disfare / è tutto un lavorare. Proprio come il compositore tipografico coi caratteri mobili. Il rimando letterario e lo scherzo si prendono a braccetto, continuamente. “Il catalogo è questo” dice ancora Lucio presentando le Edizioni nel web. Come Leporello nell’opera mozartiana (dando il nome alla forma del lungo catalogo dongiovannesco). Levità e rigore, poesia e divertimento.
Questa è un’intervista a quattro voci. Voci di persone che hanno conosciuto e collaborato con Passerini e le sue Edizioni. Il tentativo è quello di ricostruire l’immagine di Lucio e della sua vicenda editoriale. Le quattro voci, infatti, sono altrettanti sguardi: da punti d’osservazione diversi e complementari si descrive lo stesso soggetto, per comporne un’immagine a tutto tondo. Una ricostruzione mancante, purtroppo, della voce principale.
Le voci di questa intervista sono di Chiara Nicolini, esperta di libri antichi e rari, capo dipartimento libri per la casa d’aste Pandolfini prima e Gonnelli ora; Edoardo Fontana, xilografo, book designer, storico della grafica e curatore di mostre; Sandro Berra, collaboratore della Tipoteca italiana di Cornuda (TV); Valeria Brancaforte, artista visiva, xilografa e docente.
Quali sono le peculiarità dell’avventura editoriale di Lucio Passerini che più spiccano e la definiscono?
Chiara: Credo che l’avventura editoriale di Lucio sia tutta caratterizzata da innamoramenti per testi poetici e progetti suggestivi, e dal conseguente fervore intellettuale e manuale, intenso ma calmo, per dar loro la forma materiale più consona. Una volta mi raccontò che per ogni volume erano sempre i contenuti a suggerirgli formato, materiali, impaginazione, illustrazioni, legatura, aspetto.
Edoardo: Il suo lavoro di xilografo e tipografo era una continua ricerca, studio e comprensione del passato, perché è partendo da qui che nasce il nuovo. Nelle xilografie la semplificazione delle forme guardava anche all’estetica essenzialista giapponese. Arrivava così a una narrazione in immagini che suggeriva più che raccontare. Senza alcuna banale ricerca decorativa lasciava al fruitore la possibilità di intavolare con l’opera un dialogo attivo. L’ironia, lo straniamento e la leggerezza sono le peculiarità di tutta la sua produzione, anche come editore. Una ricerca che si basa su una conoscenza della tipografia a trecentosessanta gradi, che però non va mai alla ricerca dell’effetto. Anche quando scardina l’architettura della pagina stampata, lo fa con una irregolarità che è in fondo un diverso rispetto delle regole.
Sandro: I libri di Lucio sono la voce del suo pensiero e del suo sguardo sul mondo. Ogni sua edizione ci racconta della curiosità e della passione per le parole e per i segni, che lo intrigavano per spontanea affinità. Ci ritrovo sempre il concetto di gioco nel suo valore più elevato. In molti casi, i testi scelti riflettono ironia e una colta conoscenza dell’arte e della letteratura. Insieme a tutto questo, la meticolosa cura nella scelta di caratteri, carta e colori rende ogni libro un sorprendente viaggio.
Valeria: Credo soprattutto la compresenza di elementi apparentemente opposti ma perfettamente armonizzati: ricercatezza e semplicità, estrema libertà formale insieme a rigore estetico. Queste qualità non si escludono, ma si potenziano a vicenda. Una elegante e solo apparente leggerezza, sostenuta da una profonda serietà nel concepire il libro come spazio di gioco.
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