Racconta la musica pop dagli anni Settanta. Il mestiere, le amicizie, le rivalità, le ruggini. E un allarme: «I concerti costano troppo, pagare 60 euro per stare in piedi, in mezzo
al fango e non vedere niente mi fa pensare che il fanatismo ha vinto sulla curiosità».
Enzo Gentile in un ritratto di Giovanni Tagliavini
Enzo Gentile incarna perfettamente l’aplomb della persona dal comportamento disinvolto, con quell’autocontrollo che fa invidia e che non concede alcun tentennamento a qualsivoglia provocazione. Lo incontriamo in video-chiamata e lo ritroviamo dietro la sua scrivania con alle spalle scaffali pieni zeppi di dischi. Nulla di nuovo, si direbbe, per uno che da una vita fa il critico musicale, lo scrittore, il curatore di mostre, il direttore artistico, con alle spalle una trentina di libri pubblicati, innumerevoli articoli su quotidiani e riviste specializzate. Per non parlare dei concerti che hanno fatto storia e che lo vedono sempre presente, tra il pubblico o dietro le quinte, come Leonard Zelig, il personaggio immaginario del film di Woody Allen. E allora lo incalziamo con un pizzico di invidia sulla sua leggendaria raccolta di album.
Mi piacerebbe entrare in casa tua. Non oso immaginare come riesci a stipare 100mila dischi.
In realtà la cifra non è quella. Sono poco più di 80mila. Poi in effetti, se ci aggiungi i libri, la cifra è più o meno quella. Alle mie spalle intravedi una parete ma a casa ce ne sono tante altre con altrettanti scaffali.
Dovresti allora pubblicare un nuovo libro sul collezionismo di vinili rari che possiedi. Ti manca una pubblicazione di questo tipo.
Ma io non sono un collezionista, per fortuna, altrimenti sarei spacciato. Mi piace avere delle cose ma se mi mancano pazienza. Ovviamente ci sono dischi a cui sono molto legato perché contengono storie e rapporti con artisti con cui ho coltivato amicizie autentiche.
La tua è una vita dedicata alla musica già dall’infanzia. Una passione che diventa un mestiere e poi ti ritrovi ad essere uno scrittore, un artista a tutto tondo. È capitato o è quello che hai sempre cercato e voluto?
È capitato perché io la passione l’avevo già ai tempi in cui frequentavo il liceo, nei primi anni Settanta. Compravo già allora i primi 45giri, poi gli LP. Ricordo bene che il primo lo acquistai nel 1969, quando frequentavo lo Scientifico al “Volta” di Milano. Poi avrei studiato Scienze Politiche all’Università. Dal 1984 ho cominciato come giornalista pubblicista, iscritto all’ordine, ma da diversi anni prima ero preso dal giornalismo e scrivevo per varie riviste. Ho cominciato in realtà con le radio. A metà del ’75 esplode il fenomeno delle radio libere e riesco ad inserirmi in quel mondo con maggiore facilità di altri amici., perché all’epoca ero quello che aveva più dischi. Ne avevo comprato davvero tanti e mi invitavano facilmente con l’incipit: “vieni a fare la radio, porta i tuoi dischi e fai ascoltare cose particolari”. Ho cominciato con piccole radio di quartiere, giusto per scaldare i motori, poi approdai a Radio Milano Centrale che in seguito diverrà Radio Popolare, nel novembre del ’76.
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