Con la bassista Roberta Sammarelli ripercorriamo la storia, le tappe fondamentali e il processo creativo di una delle più importanti rock band italiane. «Quando esce un nostro lavoro porta con sé quella fetta di pubblico che c’è sempre… perché c’è sempre? Non lo so. Forse perché siamo fuori dal tempo? Rispecchiamo qualcosa che non esiste oltre a noi?»
I Verdena in una foto di Paolo de Francesco
Tra le più importanti band del panorama musicale contemporaneo italiano, riconducibili al mondo alternative ma per nulla incasellabili in un genere specifico, i Verdena, aka Roberta Sammarelli (basso), Alberto Ferrari (voce e chitarra) e Luca Ferrari (batteria), dalla loro formazione — nel 1995 in provincia di Bergamo — hanno saputo sperimentare e osare, conferendo a ognuno dei dieci lavori di studio pubblicati — in ultimo Volevo Magia — un’identità unica.
Con Roberta siamo risaliti agli albori della band, indagando sul loro iter compositivo e su cosa significhi essere artisti in un momento storico come quello di oggi, super digitalizzato e continuamente sotto gli occhi di tutti.
Siete tornati dopo sette anni di silenzio: quanto siete cambiati voi e quanto è cambiato il mondo intorno a voi?
Ci dicono essere cambiato molto il mondo fuori da noi, soprattutto il mondo della musica! Per quanto riguarda noi intesi come band non siamo cambiati così tanto rispetto al passato, le dinamiche interne sono sempre le stesse quanto la modalità con cui abbiamo scritto l’ultimo disco: ci troviamo in studio, suoniamo senza giri di parole e senza progetti preconfezionati in testa. In linea a quanto successo in passato abbiamo deciso di scrivere un album nuovo, lo abbiamo realizzato e fatto uscire quando abbiamo reputato fosse pronto: il tempo impiegato nella scrittura del disco non è stato di sette anni ma di tre-quattro di lavorazione effettiva, come accaduto per gli altri. A livello personale per me sono cambiate tante cose, nel 2015 non ero madre e oggi lo sono di tre bambine, un cambiamento radicale che comprende tutta la mia persona ed il mio essere. Alberto e Luca hanno avuto progetti paralleli musicali: Alberto gli I Hate my Village, Luca i Dunk e gli Animatronic.
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