Awand n. 9 - Autunno 2023
1.In copertina. Giuseppe Palumbo
4. Musica. Intervista a Elena Ledda di Silvio Teot
10. Professioni. Povera arte Intervista a Santa Nastro e Christian Caliandro
16. Teatro. Intervista a César Brie di Letizia Buoso
22. Storia. Intervista a Vanessa Roghi di Antonio Cornacchia
28. Letteratura. Intervista a Giuseppe Genna di Michele Cornacchia
34. Musica. Intervista a Cristiano Godano di Fabio Pozzi
38. Album. Le parole di Cristiano Godano
44. Fumetto. Intervista a Giuseppe Palumbo di Antonio Cornacchia
48. Portfolio. I disegni di Giuseppe Palumbo
56. Rubrica. Ritratti di editoria indipendente di Francesco Ciaponi
57. Rubrica. I libri d’artista di Tiziana Romanin
58. Rubrica. Rivelazioni di Elisabetta Cremaschi
59. Rubrica. I luoghi dell’arte di Francesco Santoro
60. Fondamenta. Fondazione Rossi Memoria e attualità nella creatività latino-americana
Sì, ma di lavoro che fai?
Fra chi frequenta gli ambiti artistici è nota la storiella secondo cui, quando alla domanda «cosa fai nella vita?» si risponde l’artista, il poeta, la musicista, l’illustratrice e via di seguito, arriva esiziale la seconda «sì, ma di lavoro che fai?». Fa più ridere o più piangere? Vivere di arte in Italia è difficilissimo, negli ultimi anni numerose ricerche hanno dimostrato che il reddito medio di chi lavora in questi settori è molto basso, così tanto da costringere davvero i più ad avere (almeno) un altro lavoro per sopravvivere. Fatta eccezione per chi ce l’ha fatta — che, per capirci, in alcuni ambiti sono una dozzina in tutto — tutti gli altri si arrangiano con corsi, collaborazioni, insegnando a scuola, facendo il cameriere... Ne parliamo in questo numero con Santa Nastro che con il suo Come vivono gli artisti ha raccolto tante testimonianze sulle difficoltà di lavorare nel campo delle arti visive, ma si potrebbe tranquillamente raccoglierle per la musica (Cristiano Godano ne parla ampiamente nella sua intervista) e in tutti gli altri ambiti di cui questa rivista si occupa. Stabilire quali siano le cause è compito complesso ma qualcuno dovrebbe farlo e da lì cominciare a porre rimedio. Collettivamente, che è l’unica modalità che nella storia ha portato frutti ma che oggi gli artisti — e non solo loro — frequentano assai poco.
(...)