Awand. Rivista analogica di arti e creatività

PROFESSIONI. Santa Nastro e Christian Caliandro hanno scritto “Come vivono gli artisti” e “Contro l’arte fighetta”. Li abbiamo intervistati per capire come se la passano gli artisti e l’arte contemporanea.

guido scarabottolo santa nastro christian caliandro

Illustrazione di Guido Scarabottolo

 

Come sta l’arte contemporanea? E come stanno gli artisti? Lo abbiamo chiesto a Santa Nastro, capo-redattore di Artribune e responsabile comunicazione della Fondazione Pino Pascali - Museo di Arte Contemporanea, e a Christian Caliandro, critico e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, nonché direttore per Castelvecchi di Fuoriuscita, la collana fra i cui titoli troviamo Come vivono gli artisti, appunto di Nastro, e Contro l’arte fighetta dello stesso Caliandro, volumi che offronto le spunto per le nostre domande.

Come vi siete avvicinati all’arte?

SN: Il mio amore per l’arte contemporanea è di vecchia data. Risale addirittura alle scuole elementari, quando in un sussidiario illuminato incontrai per la prima volta le folgoranti opere di Burri e Fontana.

CC: Anche io ho amato l’arte fin da piccolo, e poi tra il liceo e l’università ho capito che volevo occuparmene.

Cosa c’è nell’arte che vi ha portato a metterla al centro delle vostre vite?

SN: Per me è sempre stata una chiave per comprendere le cose, anche se poi non c’è mai una motivazione razionale per queste cose. È un po’ come per la musica o per l’amore, o le senti sottopelle oppure no.

CC: La sensazione che l’opera sia un modo – forse il più importante, e il più efficace – per trasformare la realtà, e per costruire un senso possibile dell’esistenza.

C’è un passaggio in Come vivono gli artisti che parla dello scarso rilievo avuto nel 2020 nell’informazione generalista dalla notizia della morte di Germano Celant, il più importante e influente critico italiano. Un segnale dell’irrilevanza dell’arte contemporanea al di fuori della propria cerchia di addetti ai lavori. È colpa della stessa cerchia o è la società contemporanea troppo poco attenta?

SN: Direi che la risposta comprende entrambi gli elementi. Da una parte la società contemporanea ha scelto deliberatamente, per ciò che concerne la comunicazione generalista, di guardare a ciò che è ritenuto mainstream, dall’altra parte senz’altro il settore dell’arte ha responsabilità, quando allontana il pubblico, salvo poi magari cercare di conquistarlo proponendosi come fenomeno glamour, tutto passerelle e champagnini in Laguna. Certo, però, pensare alla scomparsa di Germano Celant come una “notizia di nicchia” fa un po’ specie, francamente…

 

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L'articolo integrale è pubblicato nel n. 9 di Awand, autunno 2023.
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Antonio Ant Cornacchia
Antonio Ant Cornacchia
Grafico, art director, giornalista. Ha studiato all'Accademia delle Belle Arti. È il fondatore e direttore di Awand. C'è chi lo chiama Ant, che sta per formica.

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