MUSICA. La sua vita artistica è caratterizzata dal meticciato «Tutto ciò che non è puro mi interessa». Ce la racconta parlando degli esordi nei parchetti dell’hinterland milanese davanti ai ragazzini del quartiere, passando dai palchi da decine di migliaia di persone con gli Almamegretta, fino ai ruoli d’attore in teatro, al cinema e in tv. Napoli, il Mediterraneo e la sua voce inconfondibile.

Il suo nome è Gennaro Della Volpe ma dagli anni Novanta tutti lo conoscono come Raiz, che è anche il modo in cui i siciliani tradizionalmente chiamano il capo della tonnara. Diventato famoso come voce della band napoletana Almamegretta, nel tempo si è dedicato anche ad altre collaborazioni — come con i Radicanto — alla carriera solista e a quella di attore (tra l’altro in Ammore e malavita, Passione e nella serie Mare fuori).
Quali sono i tuoi primi ricordi musicali e quali i primi ascolti consapevoli?
Il primo ricordo probabilmente è di “Canzonissima”. Poi la musica popolare napoletana, le canzoni classiche che ascoltavamo a casa e di cui avrei avuto piena coscienza solo tantissimo tempo dopo. Per quanto riguarda i primi ascolti consapevoli, poco fa ascoltavo “Survival” di Bob Marley e ho un bellissimo ricordo legato alla sua scoperta, ero in seconda media, in un paesino vicino Milano, Vignate, dove sono cresciuto pur essendo nato a Napoli, ricordo di aver conosciuto una ragazzina di dodici anni che aveva questo disco in mano e che mi ha invitato ad ascoltarlo. Non conoscevo Marley, fino a quel momento avevo ascoltato un po’ di rock classico anni Settanta insieme ai ragazzi più grandi che frequentavo, all’epoca era musica attuale visto che parliamo del 1979. E poi Pino Daniele, che esplose proprio in quel momento. Quindi Marley, il rock classico e Pino Daniele.
Quando hai deciso che avresti fatto il musicista e in particolare il cantante? Ci sono delle voci in particolare che ti hanno ispirato agli inizi?
Non c’è stata una decisione vera e propria, diciamo che ho sempre cantato, sin da piccolo mi piaceva farlo guardando appunto “Canzonissima”, imparavo a memoria canzoni come quelle di Massimo Ranieri. Poi da adolescente ho scoperto di avere una voce e ho cominciato a cantare con alcuni ragazzi, lì a Vignate. Non ho sentito il bisogno di imparare uno strumento perché cantavo bene, mi sentivo a mio agio con la mia voce e la gente apprezzava. Date le mie origini napoletane e il legame con quella cultura, quando è uscito Pino Daniele ero l’unico a Vignate che sapesse cantare bene le sue canzoni, ricordo che in un parchetto, accompagnato da un chitarrista, ho fatto una versione di Je so’ pazzo davanti a una piccola audience di ragazzini della mia età, così è nata la mia prima band, ci vedevamo nella tavernetta di uno di noi, ascoltavamo musica e provavamo, sono ricordi molto belli per me.
Come sei arrivato da lì agli Almamegretta?
Pochi anni dopo sono tornato a Napoli con la famiglia, al liceo ho cercato subito ragazzi interessati alla musica, li ho trovati e ho fatto altre esperienze. A diciassette anni ho conosciuto il tastierista Paolo Polcari, lui ne aveva quindici. Da quel momento abbiamo suonato insieme in un sacco di band diverse, anche quando gli Almamegretta cercavano un cantante e mi hanno preso, l’ho portato con me. Ma prima ci sono state tante band da cantina, di cover; poche esibizioni, qualcosa nei locali, si provava anche a fare il repertorio originale, ma con poca fortuna. Ricordo che con una di queste band vincemmo un concorso che aveva come premio qualche esibizione nei locali, in pratica vincevi il fatto di farti schiavizzare perché vincevi dei lavori gratis, ma era comunque la possibilità di suonare davanti agli amici, divertimento puro. Poi, un giorno, mentre provavo con una di queste band, mi sentì il proprietario della sala prove, l’ex bassista degli Osanna Enzo Petrone, che mi propose di lavorare con lui. Ero un ragazzino squattrinato quindi ho colto l’occasione. Facevamo cover, piano bar nei localini mentre d’estate siamo andati a Ischia per suonare fissi in un locale. È stata una grandissima scuola, facevamo Dalla, Sting, Stevie Wonder, cose pop ma molto carine, divertenti. Mi divertivo, guadagnavo dei soldi, facevo quello che mi piaceva fare e diciamo che da allora non mi sono fermato più.
(...)




