GRAFICA. «Per fare un lavoro bene o per farlo male ci vuole lo stesso tempo, allora tanto vale farlo bene». Ritratto di un Maestro come lo sono stati Steiner, Munari, Castiglioni, Trevisani, Mari e molti altri che hanno contribuito con il loro genio alla grande scuola della grafica italiana.
Piergiorgio Maoloni in un ritratto di Andrea Cerase
«Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita dal profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano.»
Ecco, io un uomo che lavorava con questo senso etico, raccontato da Charles Peguy, ho avuto la fortuna di conoscerlo e di averlo come Maestro: non costruiva sedie, ma progettava giornali, era Piergiorgio Maoloni, scomparso nel 2005, uno dei padri più significativi della grafica italiana che con il suo lavoro segnò la storia del giornalismo e della comunicazione.
«Per fare un lavoro bene o per farlo male ci vuole lo stesso tempo, allora tanto vale farlo bene». Così era solito dire Piergiorgio a noi, quando ci correggeva i lavori, perché una cosa Maoloni, l’architetto dei giornali, non sopportava, il pressapochismo. Nel suo studio romano o nel cuore pulsante di una redazione, il suo obiettivo era sempre lo stesso, capire dal suo interlocutore come restituire al meglio, graficamente, il messaggio che il giornale in costruzione voleva trasmettere. Quindi, nel lavoro, esigeva il massimo rigore possibile, sconsigliando facili scorciatoie, ma sempre con una battuta, da uomo gentile quale era, che stemperasse la tensione.
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