Che illustri la posta del cuore de La Stampa o che ritragga India, l’insegnante affetta da crisi
di panico in “Il mare verticale”, lei è sempre Ilaria “quella brava a disegnare”.
«Il disegno è quella roba mia speciale, poi credo che sarei me stessa anche senza fare questo lavoro, ma è un grosso punto interrogativo. Forse anche un po’ una paura»
Ilaria Urbinati da uno scatto di Alice Trevisan
È una giornata d’ottobre luminosa per entrambi, per me in Lombardia, per lei a Bologna, dove si è trasferita da pochi mesi lasciando la sua Torino, la città a cui anni fa ha dedicato un piccolo carnet che, scopriremo, le ha portato fortuna. Ilaria Urbinati è una botta di freschezza, nelle sue tavole e su Skype, dove ci siamo dati appuntamento per raccontare ad Awand il percorso artistico di una late bloomer, di una disegnatrice che, lo dice lei, il meglio lo deve ancora dare. Le sue illustrazioni per la rubrica in cui il quotidiano La Stampa accoglie le lettere dei lettori — La risposta del cuore fino a giugno scorso e Amore moderno ora — sono deliziose istantanee in cui Urbinati fotografa e sublima le ansie, i patemi, gli stravolgimenti, le gioie e i dolori non solo sentimentali di uomini e donne d’oggi. Con uno stile delicato e leggero come una carezza anche quando l’argomento è tutt’altro che delicato e leggero.
Qual è il tuo primo disegno che ricordi?
Credo di ricordarmi di aver fatto qualche primo disegno con i pennarelli all’asilo, con grande soddisfazione.
Cosa ti ha portato a pensare che l’illustratrice sarebbe stata la tua professione?
Da piccola ero particolarmente portata, per cui sono cresciuta con questa idea di essere quella brava a disegnare. Ce l’avevo dentro, era la mia “cosa speciale”. Il sogno di realizzarci ognuno con la propria vocazione sembrava logico per noi cresciuti negli anni Novanta e così è stato.
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L'articolo integrale è pubblicato nel n. 2 di Awand, inverno 2021-2022.
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