«In Italia ci sono tanti progetti, musicisti bravissimi relegati nel sottobosco, a cui anziché dare spazio vengono tagliate le gambe: c’è poco interesse ad investire tempo e curiosità nei progetti più difficili, passami il termine, quelli meno scontati, che non arrivano subito, ma spesso e volentieri sono quelli dove risiede più bellezza e sostanza.»
Foto di Piera Masala
Libertà, sperimentazione e tenacia: in tre parole, Daniela Pes, musicista sarda classe 1992, laureata in jazz al Conservatorio di Sassari. La sua vita è totalmente cambiata dopo la pubbli- cazione nel 2023 di Spira, il suo primo disco, prodotto da Jacopo Incani aka Iosonouncane. Vincitrice ai Rockol Awards, a Musicultura e dei Premi Tenco, Ciampi, Lucio Dalla, opening act di Vinicio Capossela e protagonista di un tour che ha toccato Italia ed Europa, ha contri- buito alla realizzazione della colonna sonora del film Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre e sonorizzato a settembre 2024 la sfilata di ETRO. Con lei abbiamo ricostruito il percorso che l’ha portata ad essere una delle artiste più acclamate dalla critica, tra incastri di sillabe, ricerca, un’esteti-ca unica e ricordi.
Qualche giorno fa stavo guardando su Netflix Tutto chiede salvezza e a un certo punto, parte la tua Carme... Ti piace l’idea che la tua musica sia utilizzata come colonna sonora di un film, di una serie tv? Ti piace l’idea che una persona possa scoprirti gra-zie a degli audiovisivi e non ascoltando un tuo album?
Certo, perché no. Musica ed immagini prendono una nuova forza assieme, una musica ascoltata mentre si guardano delle immagini può risuonare ancora più potente. L’ultima volta che mi sono resa conto di questa forza è stata pochi giorni fa a Bologna durante la proiezione del film di Andrea Segre su Berlinguer. Jacopo (Iosonouncane) ha scritto l’intera colonna sonora del film ed io ho avuto l’onore di interpretare una delle declinazioni del tema centrale, più precisamente quella che Jacopo ha pensato di utilizzare durante la sequenza dei funerali di Berlinguer. Quel momento finale del film è stato emotivamente molto forte e ho trovato personalmente emozionante ascoltare la mia voce su uno schermo. Sto cominciando proprio in quest’ultimo periodo ad affacciarmi alla composizione per immagini e mi sta piacendo molto. È diverso rispetto allo scrivere per sé stessi: sei al servizio di un’altra visione, di storie desiderate da altri, è una scommessa di sensibilità e al contempo una scoperta ulteriore del tuo modo di essere sensibile.
A settembre scorso hai sonorizzato la sfilata di Etro: qual è stato il lavoro dietro a questa collaborazione?
Si è parlato così tanto di quell’evento e della mia collaborazione con Marco (De Vincenzo, direttore creativo di Etro, n.d.V.) che molte persone hanno pensato che il brano eseguito durante la sfilata lo avessi appositamente scritto per quell’occasione, quando invece lo sto già suonando da diversi mesi in tour in giro per l’Europa, sia da sola che in trio. È un brano che sto ancora scoprendo e suonarlo live mi suggerisce tante possibilità per la sua evoluzione, ovviamente in occasione della sfilata di Etro c’è stato un intenso lavoro di adattamento del brano in funzione dell’evento. Al nostro dialogo ha fatto da ponte Roberto Cammarata, musicista e produttore palermitano, così ci siamo incontrati e Marco De Vincenzo, con grande garbo mi ha chiesto se avessi voglia di condividere questa esperienza assieme a lui, nuovissima per me. Ho riflettuto un po’ prima di dare una risposta definitiva, ho sentito che la possibilità di mettere un piede fuori, avvicinarmi ad orizzonti fino a quel momento a me distanti, per poi tornare alla mia dimensione, sia di assoluto stimolo per la persona che sono e per il mio modo di lavorare. Marco mi ha coinvolta non in qualità di sonorizzatrice della sua sfilata ma come musicista performer, parte integrante della coreografia di quel momento: a me piace esprimermi all’interno di un atto musicale, delle mie esibizioni mi interessa il lato musicale, scenografico, fisico, teatrale e durante la sfilata è stato fondamentale sentirmi parte di quello che stava accadendo attorno a me. Tra l’altro, la collezione di Marco era dedicata al Sud e nel brano che ho eseguito c’è tantissimo Mediterraneo. È stata la mia prima esperienza nel mondo della moda, e nonostante fosse una situazione per me inconsueta l’ho affrontata con la stessa naturalezza con la quale vivo ogni mio concerto.
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