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Una storia con l’arte cominciata per passione e, attraverso tempo e studio, diventata una professione, legata alla costante ricerca, la promozione culturale e la consulenza. Cristina Giopp, storica dell’arte, divulgatrice, art consultant, e founder di The Girl in The Gallery.

cristina giopp

 

È il settembre del 2015 quando nel profilo Instagram di una ragazza di 25 anni compare l’hashtag #thegirlinthegallery. Lei è Cristina Giopp, classe 1990, in quel momento studentessa universitaria appassionata di arte. Fra qualche selfie, fotografie di viaggi e di serate con gli amici, nel giro di pochi mesi il feed del profilo si affolla sempre più di scatti in cui compaiono quadri e sculture e, soprattutto, in cui la silhouette di Cristina è ripresa di spalle mentre contempla un’opera.

Lo sguardo distratto e travolto dallo scroll incondizionato potrebbe credere che si tratti solo della cronaca di visite museali, invece le didascalie regalano piccoli affondi storici, suggestivi e sempre ben calibrati.

In una manciata di mesi e in tempi non ancora sospetti, ignari di quel che sarebbe accaduto qualche anno dopo, quell’hashtag descrittivo si trasforma nella sintesi di un progetto di divulgazione dell’arte sui social.

A distanza di quasi dieci anni, arco cronologico in cui i social e, nello specifico Instagram, è stato oggetto di una crescita esponenziale, divenendo pervasivo nella quotidianità di ognuno di noi e risorsa di molte istituzioni culturali, il profilo raccoglie 1360 post e vanta 42 mila followers. TheGirlintheGallery è un’imprenditrice dell’ambito culturale e della comunicazione e quell’hashtag  è diventato l’incubatore di molteplici progetti curatoriali e divulgativi nei quali curiosità e competenza trovano il giusto equlibrio.

Che cosa sognavi di fare da bambina?

Sognavo di essere una sorta di esploratrice del passato. Quando mia madre mi portava nei musei, mi sembrava di entrare in un mondo pieno di avventure nascoste. Guardavo le opere, ci parlavo, inventavo storie, intrecciando le poche cose che conoscevo con la mia fantasia. Forse è quello che faccio ancora oggi, ma ora non invento: scopro, studio e condivido.

Quale è stato il tuo percorso di formazione?

Concluso il liceo classico, ho iniziato il mio percorso di studi in Economia per l’Arte, la Cultura e la Comunicazione. Dopo la laurea triennale e alcuni master e corsi all’estero relativi al mercato dell’arte e alla curatela, mi sono laureata in Storia dell’Arte presso l’Università Cattolica di Milano, per poi concludere il mio percorso di studi con la Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici. Parallelamente agli studi, ho collezionato una serie di esperienze lavorative, nel pubblico e nel privato, e ad oggi mi occupo di consulenza nel settore culturale, in particolare nell’ambito della comunicazione.

Come sei diventata TheGirlintheGallery?

Potremmo dire che The Girl in The Gallery è nato dalla fusione di due epoche: quella della cultura “alta”, che ama gli oggetti silenziosi nei musei, e quella della cultura pop, che trasforma ogni cosa in un evento comunicativo. È stato un processo quasi inevitabile: chi ama l’arte, ama raccontarla. E chi racconta, cerca sempre nuovi pubblici. E così è stato, quando, durante i miei primi anni di università, ho trovato lavoro come gallery girl (da qui il nome della pagina) in una galleria d’arte milanese, mossa dal desiderio di cercare qualcuno con cui condividere quel mondo che pian piano stavo scoprendo. Come dico sempre, non ho mai considerato l’arte come un feticcio da venerare a priori, fanaticamente, come fosse posta sopra un altare inviolabile. Col tempo e l’esperienza, ho imparato a comprenderla: ha cominciato a far parte della mia vita… e oggi è la mia vita.

 

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L'articolo integrale è pubblicato nel n. 14 di Awand, inverno 2024/2025.
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Federica Boragina
Federica Boragina

Federica Boragina (1986), dottore in ricerca in Storia dell’arte contemporanea all’Università di Torino, è attualmente impegnata come professore a contratto di Storia della Videoarte presso l’università Cattolica, dove si è laureata e specializzata, e come editor presso Electa. 

Dal 2009, con Giulia Brivio, ha fondato lo Studio Boîte, realtà dedicata all’editoria d’artista e sperimentale.

I suoi studi riguardano la scena artistica italiana del secondo dopoguerra, la cultura underground e l’editoria d’arte. 

Ha pubblicato Fabio Mauri. Che cosa è, se è, l’ideologia nell’arte (Rubbettino, 2012); Interno domestico. Mostre in appartamento 1972-2013 (con Giulia Brivio, Fortino Editions, 2013); Editoria e controcultura. La storia dell’ed.912 (Postmediabooks, 2021) e numerosi articoli relativi alle ricerche artistiche fra gli anni Sessanta e Settanta.

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