«Non ho un metodo, non ho formule, spero sempre di ritrovarmi alla fine di un’esperienza e di esser riconoscibile in ciò che presento.» Ha cominciato a fare musica da solo usando esplosivi e lavatrici, ora compone colonne sonore e suona in giro per il mondo «Credo che una frase di violoncello possa essere più radicale di chi urla a tutto volume con la testa dentro un secchio di microfoni a volume esasperante.»
Teho Teardo in un ritratto di Roberto Iandolo
Teho Teardo è noto soprattutto per le sue colonne sonore che accompagnano alcuni dei film cardine degli ultimi vent’anni di cinema italiano (Il Divo e Diaz – Don’t Clean Up This Blood su tutti). La sua creatività viene però da molto lontano. In questa intervista abbiamo tentato di esplorare i mille rivoli della sua arte.
Tra i musicisti italiani la tua è una delle storie più avvincenti, partita negli anni ’80 con la sperimentazione sui suoni da autodidatta e proseguita ovunque nel mondo, con collaborazioni di ogni tipo, viaggi tra i generi e incroci con altre forme d’arte. Cosa ti ha spinto ad iniziare a suonare? E cosa a fare musica tua?
Ho ascoltato molta musica sin da bambino, mi ha sempre intrigato la musica registrata. Fino a quando ho sentito la voglia di fare un disco anch’io, allora non saper suonare nulla mi pareva solo una formalità. Ho iniziato a provarci attorno ai 14 anni, verso i 18 sono riuscito a registrare il mio primo album utilizzando un microfono, esplosivi di varia natura, un paio di lavatrici fuori uso, un’unità eco presa a prestito, una chitarra elettrica di truciolare ed un synth monofonico. E con l’aiuto di un po’ di amici sparsi un po’ ovunque nel mondo. Nel caos in cui galleggiavo una sola cosa mi pareva subito chiara: possibili complici, collaboratori, cospiratori del rumore purtroppo non erano sempre sotto casa, bisognava guardare al mondo e così ho fatto. E non ho smesso.
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