Donna, attrice, regista, autrice, madre e palermitana. Ha vinto il premio UBU, il premio Le maschere, ha diretto la Carmen alla Scala, è stata regista principale del Teatro Biondo di Palermo. Il suo è un vocabolario di corpi, famiglie, dolore e amore. E mentre inventa nuovi lemmi, resta, in fondo, una vastasa.
Emma Dante in un ritratto di Carmine Maringola (Dettaglio)
Emma Dante è donna, attrice, registra, autrice, madre e palermitana. Ha vinto il premio UBU, il premio Le maschere, ha diretto la Carmen alla Scala, è stata regista principale del Teatro Biondo di Palermo. Il suo è un vocabolario di corpi, famiglie, dolore e amore. E mentre inventa nuovi lemmi, resta, in fondo, una vastasa.
Come ha capito di voler diventare una donna di teatro e più in generale di cultura?
È successo un bel po’ di anni fa. Quando le cose sono lontane nel tempo si tende a dimenticare le fonti, i cortocircuiti. Se adesso dovessi pensare a quando tutto è iniziato, mi sembrerebbe naturale come respirare, non c’è una decisione razionale, è semplicemente il mio mondo. Le mie aspirazioni, la mia vocazione andavano in quella direzione. È successo naturalmente, è stato proprio un passaggio naturale come respirare, appunto. Non riesco a immaginare una vita diversa da quella che ho fatto. Anche se avrei potuto benissimo farne un’altra. Avrei potuto anche occuparmi di giardini, comunque di qualcosa che avesse a che fare con una gestazione, una nascita e poi una vita, qualcosa che avesse a che fare con un processo. Oppure anche in un laboratorio in cui si fanno esperimenti.
(...)