
Julie’s Haircut
- Valeria Lucia Passoni
Luca Giovanardi ripercorre quasi trent’anni di vita della band «Oggi i Julie’s non sono neanche più identificabili nell’indie rock di allora, veniamo rubricati un po’ nello psych, alcune volte nel prog, ma a noi piace questa cosa di essere difficili da inquadrare.»

Aurelio Amendola
- Antonio Ant Cornacchia
Con la sua fotografia “rende l’invisibile visibile”. Il privilegio e la responsabilità di avere la basilica di San Pietro deserta e la Pietà di Michelangelo tutta per sé. Ha ritratto i più grandi artisti italiani della seconda metà del Novecento, da Burri a Kounellis, da De Chirico a Paladino, senza perdere l’ironia e senza considerarsi artista.

Lorenzo Mattotti
- Antonio Ant Cornacchia
«La cosa importante quando disegno sono io con la mia storia, con tutto il mio bagaglio personale, la mia esperienza, il mio lavoro, Il mio mondo. Per quello forse non mi piace neanche più leggere libri a fumetti, non sono più affascinato come ero da ragazzino. Uno potrebbe dirmi non sei più curioso, diciamo che sono molto curioso di quello che posso trovare dentro me stesso.»

Daniele di Bonaventura
- Silvio Teot
Marchigiano, convive con la terra che trema costantemente sotto i suoi piedi. Ma ha un polmone in più che è il mantice del suo bandoneon e non smette di avere progetti nuovi per la testa. Forse la musica può sfidare le guerre e le pandemie. Forse.

Cristina Donà
- Fabio Pozzi
«L’arte secondo me deve sempre aprire, ti deve offrire dei modi nuovi di interpretare la realtà, che possono essere salvifici. Se davanti a te hai solo una porta chiusa, implodi. Invece una parola, un’immagine, qualcosa che faccia funzionare la tua immaginazione e che apre dei nuovi scenari, diventa motivo di vita.»

Emma Dante
- Giulia Maria Falzea
Donna, attrice, registra, autrice, madre e palermitana. Ha vinto il premio UBU, il premio Le maschere, ha diretto la Carmen alla Scala, è stata regista principale del Teatro Biondo di Palermo. Il suo è un vocabolario di corpi, famiglie, dolore e amore. E mentre inventa nuovi lemmi, resta, in fondo, una vastasa.

Il progetto Westopia
- Awand
Ideato da Parasite2 in collaborazione con gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. L’utopia a 500 anni da Thomas More: l’identità collettiva, le bandiere, l’architettura planetaria.

Angela D’Arrigo
- Antonio Ant Cornacchia
«Nelle città d’arte il turismo s’è mangiato la cultura, alimentare il primo è diventato prioritario rispetto alla conoscenza della seconda, senza che la ricchezza economica generata dai flussi turistici abbia portato ad una riflessione vera sul patrimonio culturale.» «In ambito culturale scarseggia la capacità di attrarre competenze da altri settori. Non è facile trovare consulenti legali o fiscali preparati sul nostro specifico settore.»

Flavio Favelli
- Federica Boragina
«Le cose personali si intrecciano con le cose collettive, è un gioco di specchi, si aiutano l’una con l’altra a non perdersi, come due farfalle che si rincorrono». La ricerca di Flavio Favelli è un caleidoscopio: moltiplica frammenti di vite, ricordi, fatti storici, abitudini e costumi. Svariati oggetti ne declinano le forme. Il vetro smerigliato che lo racchiude è quello di una finestra di una casa borghese dell’Italia di qualche decennio fa…

Teho Teardo
- Fabio Pozzi
«Non ho un metodo, non ho formule, spero sempre di ritrovarmi alla fine di un’esperienza e di esser riconoscibile in ciò che presento.» Ha cominciato a fare musica da solo usando esplosivi e lavatrici, ora compone colonne sonore e suona in giro per il mondo «Credo che una frase di violoncello possa essere più radicale di chi urla a tutto volume con la testa dentro un secchio di microfoni a volume esasperante.»

Gabriella Giandelli
- Antonio Ant Cornacchia
Dagli esordi sulle riviste di fumetto d’avanguardia degli anni Ottanta all’amore per il cinema e la letteratura. Il tono malinconico dei suoi lavori, quel «rimpiangere un mondo che non hai vissuto, che in realtà non c’è mai stato» e il bisogno di “tessere” con le matite colorate «Non posso stare senza disegnare. È una pratica che ti serve a vivere, a stare a questo mondo, qualcosa per me un po’ sacrale».

Annamaria Testa
- Antonio Cornacchia e Marco Livi
Con la saggista e consulente parliamo di comunicazione e creatività «Questa magnifica capacità umana di dar vita a un nuovo che migliora l’esistenza di tutti noi, o che la rende più bella, o che la rende più comoda, o perché l’allunga, o perché la rende più sana, più confortevole, o perché ci intrattiene, o perché la rende più divertente, più gustosa.»

Luca Bigazzi
- Antonio Cornacchia e Stefano Lorusso
Ha diretto la fotografia nei film degli esordi di Soldini e Martone e nei titoli più celebrati di Sorrentino, Amelio e Di Costanzo. Esorta i giovani autori a osare e innovare, approfittando della «fortuna di poter sperimentare con le proprie mani la facilità e la creatività che il mezzo digitale offre»

Ferdinando Scianna
- Margherita Zanoletti
È il fotografo italiano più noto al mondo, ma ci dice che «Il futuro non appartiene al mestiere di fotografo. Né a quello di vivere del resto. Si vive sempre nel presente.» Lavora dal 1960 e dagli anni Ottanta fa parte della Magnum «Ho detto e penso che la fotografia sia memoria, racconto, viaggio. Senza queste tre cose non può esserci espressione, né vita.»

I colori del Ñatinta
- Awand
Fondamenta / Fondazione Rossi. A La Paz, in Bolivia, dal 2016 l’arte urbana si unisce alla tradizione del culto dei morti: «Nella memoria delle persone si può “rimanere in vita”». Intervista a Magda Rossi, co-curatrice.

Bass Culture
- Valeria Lucia Passoni
Quattro soci, quattordici dipendenti e un indotto fatto di fornitori stabili che dal 2005 lavorano costantemente a Locorotondo, in Puglia, per il Locus Festival. «Organizzare un festival non è cosa facile, è come costruire una città e smontarla nel giro di poco.»

Andrea Donaera
- Giulia Maria Falzea
Scrittore con due romanzi e tanti mestieri alle spalle: «Oggi bisogna guardarsi attorno e vedere come parla la gente, come vive. Perché se dobbiamo fare questa roba che sono i libri deve avere un senso.
I sensi possono essere molti, ma devono essere dei sensi all’altezza dei tempi.»

Ilaria Urbinati
- Antonio Ant Cornacchia
Che illustri la posta del cuore de La Stampa o che ritragga India, l’insegnante affetta da crisi
di panico in “Il mare verticale”, lei è sempre Ilaria “quella brava a disegnare”.
«Il disegno è quella roba mia speciale, poi credo che sarei me stessa anche senza fare questo lavoro, ma è un grosso punto interrogativo. Forse anche un po’ una paura»

Gianfranco Pannone
- Stefano Lorusso
Il regista e insegnante del Centro Sperimentale ripercorre i suoi trant’anni di cinema:
«C’è altro oltre noi che non sappiamo più vedere e che il popolo, quello dei contadini e dei pastori, invece sapeva, e talvolta sa ancora, vedere.»

Redi Hasa
- Silvio Teot
Non ci è mai piaciuta l’espressione “uno scappato di casa”. Nella sua accezione negativa è ampiamente abusata. Complice l’utilizzo frequente nei media che ne hanno determinato l’uso comune nel gergo quotidiano. Sembra che le sue origini risalgano all’area genovese intorno al 1996. Appena due anni prima che Redi Hasa decidesse di scappare in Italia all’età di 21 anni. Oggi Hasa è uno dei migliori violoncellisti al mondo ed è stato sicuramente “uno scappato di casa”. Uno che ha lasciato non solo la sua casa di Tirana, il suo giardino e l’albero di ciliegio che quasi venerava, ma è scappato dalla sua città, dal suo Paese. Fuggito dalla spaventosa crisi sociale ed economica che si abbattè sull’Albania, un paese alla ricerca di un nuovo orizzonte politico.
Pagina 3 di 4