Interviste
- Antonio Ant Cornacchia
«Mi interessano le persone, mi interessa soprattutto l’adolescenza perché è il momento della vita in cui ci formiamo, per quello che siamo e diventeremo ed è il momento in cui succedono tutte le prime volte. Sì, mi interessano le persone, non sai mai cos’è successo a chi hai davanti. A volte vengono fuori storie incredibili ed è molto bello quando riesci a trovare empatia.»
- Antonio Ant Cornacchia
«Sono innamorato di quello che fotografo. La lentezza e il blues meridionale. Ad ogni modo l’indolenza che io racconto non è il disimpegno sociale e politico. È la malinconia, perchè non posso negare che le mie foto siano malinconiche.»
- Sara Elena Rossetti
La poesia di Chandra Candiani è questo incontro tra noi e l’altro, con l’altro da noi e con l’altro che è in noi. Leggendo la sua poesia siamo qui e ora e però anche altrove, in uno spazio dove siamo totalmente disarmati da quanto è limpida la voce.
- Sara Elena Rossetti
Vanni Scheiwiller l’ha definito “il panettiere degli editori perché è l’unico che stampa in giornata”. Qualcuno lo conosce come il Pulcinoelefante dal nome della sua casa editrice, fondata ad Osnago nel 1985. È editore, illustratore, aforista, liutaio, violinista e anche un po’ alchimista. Eppure di sé lui ama dire semplicemente: “Sono uno che ama giocare al gioco della vita”.
- Awand
Fondamenta / Fondazione Rossi. A La Paz, in Bolivia, dal 2016 l’arte urbana si unisce alla tradizione del culto dei morti: «Nella memoria delle persone si può “rimanere in vita”». Intervista a Magda Rossi, co-curatrice.
- Valeria Lucia Passoni
Quattro soci, quattordici dipendenti e un indotto fatto di fornitori stabili che dal 2005 lavorano costantemente a Locorotondo, in Puglia, per il Locus Festival. «Organizzare un festival non è cosa facile, è come costruire una città e smontarla nel giro di poco.»
- Giulia Maria Falzea
Scrittore con due romanzi e tanti mestieri alle spalle: «Oggi bisogna guardarsi attorno e vedere come parla la gente, come vive. Perché se dobbiamo fare questa roba che sono i libri deve avere un senso.
I sensi possono essere molti, ma devono essere dei sensi all’altezza dei tempi.»
- Antonio Ant Cornacchia
Che illustri la posta del cuore de La Stampa o che ritragga India, l’insegnante affetta da crisi
di panico in “Il mare verticale”, lei è sempre Ilaria “quella brava a disegnare”.
«Il disegno è quella roba mia speciale, poi credo che sarei me stessa anche senza fare questo lavoro, ma è un grosso punto interrogativo. Forse anche un po’ una paura»
- Stefano Lorusso
Il regista e insegnante del Centro Sperimentale ripercorre i suoi trant’anni di cinema:
«C’è altro oltre noi che non sappiamo più vedere e che il popolo, quello dei contadini e dei pastori, invece sapeva, e talvolta sa ancora, vedere.»
- Silvio Teot
Non ci è mai piaciuta l’espressione “uno scappato di casa”. Nella sua accezione negativa è ampiamente abusata. Complice l’utilizzo frequente nei media che ne hanno determinato l’uso comune nel gergo quotidiano. Sembra che le sue origini risalgano all’area genovese intorno al 1996. Appena due anni prima che Redi Hasa decidesse di scappare in Italia all’età di 21 anni. Oggi Hasa è uno dei migliori violoncellisti al mondo ed è stato sicuramente “uno scappato di casa”. Uno che ha lasciato non solo la sua casa di Tirana, il suo giardino e l’albero di ciliegio che quasi venerava, ma è scappato dalla sua città, dal suo Paese. Fuggito dalla spaventosa crisi sociale ed economica che si abbattè sull’Albania, un paese alla ricerca di un nuovo orizzonte politico.