Interviste
- Michele Cornacchia
Letteratura. Scrittore, autore, giornalista. Ha raccontato il mestiere di scrivere «Vivere di scrittura è difficile, penoso, faticoso, bisogna fare davvero molta gavetta e avere tanta determinazione». Della città in cui vive, Milano, dice «Capita continuamente d’incontrare persone speciali, interessanti, consapevoli e anche assetate di conoscenza e contatto umano, ma il problema è che tutte queste persone in gamba vivono nell’angoscia di non poter pagare l’affitto e di non sapere che ne sarà di loro fra due anni.»
- Alberto Zanchetta
PITTURA. «Io non riesco a non ammalare le immagini mentre le creo e a lasciare intonso qualcosa che vive con me ore e giorni. Mi interessa il ritmo vitale, il fare della pittura e della scultura come qualcosa che replica i riti del mio essere al mondo». «Non credo nell’arte schierata dalla parte del giusto, in una sorta di missione per dirimere il bene dal male. Tutt’altro. L’arte era e resta quella striscia in bilico fra i mondi, quell’apparizione che ci mette di fronte a una parte anche scomoda del sé, non necessariamente quella buona, accogliente, compassionevole».
- Antonio Ant Cornacchia
FOTOGRAFIA. «La vera gratificazione è quando un’immagine riesce a resistere nel tempo ed entrare in un immaginario collettivo stabile». «Sono fiduciosa che opteremo per un approccio ecologico anche in questo campo, perché da qualunque parte la si guardi la grande abbuffata sta finendo. Ci dirigiamo verso un’inversione di tendenza che spero favorisca la qualità a discapito della quantità».
- Antonio Cornacchia e Stefano Lorusso
ANIMAZIONE. Nei suoi film la memoria di un mondo contadino povero e duro ma semplice e trasparente. «Faccio cinema d’animazione a mano, con pochi mezzi, senza concessioni, senza amicizie e senza paracadute, è un atto di resistenza, con la minuscola». «Nella ricchezza della diversità ci deve essere qualcosa, in noi, che invece ci deve rendere uguali e valere sempre: il rispetto, la lealtà, la generosità, l’impegno, l’umiltà, l’accettazione della sconfitta.»
- Silvio Teot
MUSICA. I fan lo chiamano Randagio, con la PFM suona e canta rock dal 1970 «Devi essere curioso! Questa è la mia filosofia. Non ho mai fatto, e non faccio, cose di cui conosco già il risultato».Continua a raccogliere premi internazionali e a tenere concerti da sold out, come per il nuovo tour “PFM canta De Andrè Anniversary”.
- Valeria Lucia Passoni
Arti visive. Dirige videoclip per rocker e rapper, show live e per la tv. È il regista di “Il Supervissuto”, la docu-serie che racconta la vita di Vasco Rossi su Netflix, ma è anche fotografo, art director e ha cominciato come grafico. «Ho sempre continuato a lasciarmi contaminare, dal cinema, dai cortometraggi e dalla fotografia, che mi ha arricchito tantissimo: ha la potenza di saper raccontare una storia con un’immagine sola, arrivando all’essenza del discorso».
- Antonio Ant Cornacchia
DISEGNO. Ha cominciato a leggere con Topolino, ora pubblica in tutto il mondo. Autore dal segno lirico e dallo stile pittorico «Quello che faccio è proprio questo, dipingo con le matite.»«Tutto quello che vedo, che ho intorno, anche inconsapevolmente e inconsciamente, lo mastico, lo rumino. Succede a tutti in questo mestiere: assorbiamo cose come delle spugne e poi le mettiamo coscientemente o meno in quello che facciamo»
- Giulia Maria Falzea
LETTERATURA. «C’è questa frase che ho cominciato a odiare, detta spessissimo rispetto al mio libro Niente di vero: “È un libro che fa ridere, ma fa anche riflettere”. Come se un libro che fa ridere fosse qualcosa di per sé non del tutto ok, una diminutio». «L’idea di contaminare generi diversi a me sembra estremamente interessante e virtuosa, amo gli scrittori e le scrittrici che lo hanno fatto».
- Antonio Ant Cornacchia
FUMETTO. Dagli esordi su Frigidaire con Ramarro, il supereroe masochista, alle tavole per Diabolik.
L’importanza delle riviste, del lavoro di gruppo e delle figure a cui ha dedicato alcuni dei suoi ultimi lavori, Pasolini e Scotellalaro «Per il recupero di una dimensione umana che dal mio punto di vista non può che essere poetica.»
- Fabio Pozzi
MUSICA. Il leader dei Marlene Kuntz parla della sua scrittura: «Nei testi per i Marlene “io”, è un “io” sfaccettato che vorrei riguardasse molti altri, nel disco solista sono io a tutti gli effetti». I danni delle piattaforme e le difficoltà di essere artista oggi, ma: «Non riesco proprio a immaginarmi senza palco. Credo che salire sui palchi a suonare sia la vera “scimmia” per quasi tutti i musicisti.» L’album con 15 suoi testi scelti da Awand