Maria Grazia Calandrone
- Sara Elena Rossetti
La poesia di Maria Grazia è una poesia che tocca la storia, l’attraversa, non ha paura di essere politica se come politica si intende una poesia che dice chi siamo e dove siamo adesso.
Annamaria Testa
- Antonio Cornacchia e Marco Livi
Con la saggista e consulente parliamo di comunicazione e creatività «Questa magnifica capacità umana di dar vita a un nuovo che migliora l’esistenza di tutti noi, o che la rende più bella, o che la rende più comoda, o perché l’allunga, o perché la rende più sana, più confortevole, o perché ci intrattiene, o perché la rende più divertente, più gustosa.»
Luca Bigazzi
- Antonio Cornacchia e Stefano Lorusso
Ha diretto la fotografia nei film degli esordi di Soldini e Martone e nei titoli più celebrati di Sorrentino, Amelio e Di Costanzo. Esorta i giovani autori a osare e innovare, approfittando della «fortuna di poter sperimentare con le proprie mani la facilità e la creatività che il mezzo digitale offre»
Ferdinando Scianna
- Margherita Zanoletti
È il fotografo italiano più noto al mondo, ma ci dice che «Il futuro non appartiene al mestiere di fotografo. Né a quello di vivere del resto. Si vive sempre nel presente.» Lavora dal 1960 e dagli anni Ottanta fa parte della Magnum «Ho detto e penso che la fotografia sia memoria, racconto, viaggio. Senza queste tre cose non può esserci espressione, né vita.»
I colori del Ñatinta
- Awand
Fondamenta / Fondazione Rossi. A La Paz, in Bolivia, dal 2016 l’arte urbana si unisce alla tradizione del culto dei morti: «Nella memoria delle persone si può “rimanere in vita”». Intervista a Magda Rossi, co-curatrice.
Bass Culture
- Valeria Lucia Passoni
Quattro soci, quattordici dipendenti e un indotto fatto di fornitori stabili che dal 2005 lavorano costantemente a Locorotondo, in Puglia, per il Locus Festival. «Organizzare un festival non è cosa facile, è come costruire una città e smontarla nel giro di poco.»
Andrea Donaera
- Giulia Maria Falzea
Scrittore con due romanzi e tanti mestieri alle spalle: «Oggi bisogna guardarsi attorno e vedere come parla la gente, come vive. Perché se dobbiamo fare questa roba che sono i libri deve avere un senso.
I sensi possono essere molti, ma devono essere dei sensi all’altezza dei tempi.»
Ilaria Urbinati
- Antonio Ant Cornacchia
Che illustri la posta del cuore de La Stampa o che ritragga India, l’insegnante affetta da crisi
di panico in “Il mare verticale”, lei è sempre Ilaria “quella brava a disegnare”.
«Il disegno è quella roba mia speciale, poi credo che sarei me stessa anche senza fare questo lavoro, ma è un grosso punto interrogativo. Forse anche un po’ una paura»
Gianfranco Pannone
- Stefano Lorusso
Il regista e insegnante del Centro Sperimentale ripercorre i suoi trant’anni di cinema:
«C’è altro oltre noi che non sappiamo più vedere e che il popolo, quello dei contadini e dei pastori, invece sapeva, e talvolta sa ancora, vedere.»
Redi Hasa
- Silvio Teot
Non ci è mai piaciuta l’espressione “uno scappato di casa”. Nella sua accezione negativa è ampiamente abusata. Complice l’utilizzo frequente nei media che ne hanno determinato l’uso comune nel gergo quotidiano. Sembra che le sue origini risalgano all’area genovese intorno al 1996. Appena due anni prima che Redi Hasa decidesse di scappare in Italia all’età di 21 anni. Oggi Hasa è uno dei migliori violoncellisti al mondo ed è stato sicuramente “uno scappato di casa”. Uno che ha lasciato non solo la sua casa di Tirana, il suo giardino e l’albero di ciliegio che quasi venerava, ma è scappato dalla sua città, dal suo Paese. Fuggito dalla spaventosa crisi sociale ed economica che si abbattè sull’Albania, un paese alla ricerca di un nuovo orizzonte politico.
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