Awand. Rivista analogica di arti e creatività

DISEGNO. Ha cominciato a leggere con Topolino, ora pubblica in tutto il mondo. Autore dal segno lirico e dallo stile pittorico «Quello che faccio è proprio questo, dipingo con le matite.»«Tutto quello che vedo, che ho intorno, anche inconsapevolmente e inconsciamente, lo mastico, lo rumino. Succede a tutti in questo mestiere: assorbiamo cose come delle spugne e poi le mettiamo coscientemente o meno in quello che facciamo»

andrea serio

Andrea Serio in un ritratto di Paolo Tangari

Sei disciplinato nel lavoro? Che orari fai, dalle 9 alle 5 come Nick Cave?

Ma magari fossi come Nick Cave. Lavoro almeno otto, nove ore al giorno tutti i giorni, ogni tanto mi prendo una pausa, ma posso stare anche un mese senza uscire di casa. Lo so, è malatissima questa cosa e quando non lavoro penso al lavoro. Però non lo considero un lavoro.

Pensi per immagini?

Sì, io parto sempre da un’immagine, anche quando ho lavorato a storie che hanno degli sviluppi più lunghi e più complessi sono sempre partito da un’immagine che avevo in mente. Penso di avere sempre avuto questa grande capacità di immaginare le cose che leggevo o che ascoltavo. Semmai mi sono scontrato con i miei limiti all’inizio, quando non ero così bravo a visualizzare quello che avevo in mente. Ci sono voluti tanti anni di lavoro e studio, ma quando ho imparato a farlo, mi sono sentito finalmente libero di disegnare tutto quello che avevo immaginato.

Avrai cominciato a disegnare da bambino come tutti.

Sì, è un grande classico. Gli insegnanti e la mia famiglia mi hanno spinto in questa direzione contro tutte le previsioni — in genere succede il contrario — perché avevo delle capacità un pochino sopra alla media. Anzi, le avevo da bambino e semmai poi le ho perse.

Cos’hai studiato?

Il liceo artistico a Carrara e poi mi sono diplomato allo IED di Torino negli anni ’90.

Pensi che sia stato utile, importante?

È stato fondamentale, perché mi sono iscritto senza nemmeno sapere cosa fosse un illustratore, non c’era internet, non sapevamo nulla. Volevo disegnare, pensavo che il mio sogno — che in quel periodo era ancora di diventare un pittore — non mi avrebbe portato lontano dal punto di vista della sopravvivenza, del pagamento delle bollette. Avevo intuito che l’illustrazione è una cosa che ti fa disegnare e allo stesso tempo ti rende un professionista che lavora nel mondo reale del lavoro. È stata un’ottima scuola.

 

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L'articolo integrale è pubblicato nel n. 10 di Awand, inverno 2023-2024.
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Antonio Ant Cornacchia
Antonio Ant Cornacchia
Grafico, art director, giornalista. Ha studiato all'Accademia delle Belle Arti. È il fondatore e direttore di Awand. C'è chi lo chiama Ant, che sta per formica.

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