«La fotografia di scena non esiste così come non esiste un solo modo di intendere il teatro. Il teatro è spesso definito con il qui e ora. La fotografia ferma il qui e ora trasformandolo in un ovunque e per sempre. In questa contraddizione sta il senso della ricerca fotografica dello spettacolo dal vivo.»
La poesia di Maria Grazia è una poesia che tocca la storia, l’attraversa, non ha paura di essere politica se come politica si intende una poesia che dice chi siamo e dove siamo adesso.
«Mi interessano le persone, mi interessa soprattutto l’adolescenza perché è il momento della vita in cui ci formiamo, per quello che siamo e diventeremo ed è il momento in cui succedono tutte le prime volte. Sì, mi interessano le persone, non sai mai cos’è successo a chi hai davanti. A volte vengono fuori storie incredibili ed è molto bello quando riesci a trovare empatia.»
«Sono innamorato di quello che fotografo. La lentezza e il blues meridionale. Ad ogni modo l’indolenza che io racconto non è il disimpegno sociale e politico. È la malinconia, perchè non posso negare che le mie foto siano malinconiche.»
La poesia di Chandra Candiani è questo incontro tra noi e l’altro, con l’altro da noi e con l’altro che è in noi. Leggendo la sua poesia siamo qui e ora e però anche altrove, in uno spazio dove siamo totalmente disarmati da quanto è limpida la voce.
Vanni Scheiwiller l’ha definito “il panettiere degli editori perché è l’unico che stampa in giornata”. Qualcuno lo conosce come il Pulcinoelefante dal nome della sua casa editrice, fondata ad Osnago nel 1985. È editore, illustratore, aforista, liutaio, violinista e anche un po’ alchimista. Eppure di sé lui ama dire semplicemente: “Sono uno che ama giocare al gioco della vita”.